Il caso
Due donne costringevano un uomo anziano a consegnare loro alcune somme di denaro con la minaccia di rendere noti ai figli gli incontri a pagamento e a carattere sessuale avuti con una delle due signore.
La Corte d’Appello di Palermo confermando la sentenza del Tribunale di Sciacca condannava le due donne a pene differentemente determinate, perché responsabili di reato di concorso in estorsione.
Entrambe le imputate proponevano allora ricorso per cassazione lamentando, tra i vari motivi, “l’assenza di elementi attestanti una minaccia” nei confronti dell’anziano o “una coartazione della sua volontà”.
La Suprema Corte concorda con i giudici di merito nel ritenere che l’“età avanzata” dell’uomo renda più grave la condotta criminosa delle due ricorrenti.
Circa l’accertamento di responsabilità “va rilevato che con doppia pronuncia conforme di condanna e analisi in fatto immune da rilievi sulla tenuta logica del ragionamento, i giudici di merito hanno stabilito la sussistenza della condotta estorsiva per la minaccia di rendere pubblica la notizia dei rapporti sessuali a pagamento” e “per l’ingiusto profitto conseguente all’elargizione di somme di danaro ottenute in tal modo dalla vittima”.
Con la sentenza n. 14222/21 del 15 aprile la Corte di Cassazione dichiara i ricorsi inammissibili e condanna le ricorrenti al pagamento delle spese processuali.