Il Tribunale di Prato nella sentenza n. 1100/2016 ha addebitato la separazione alla moglie che su Facebook aveva ostentato libertà e trasgressione. Assumono rilevanza in tal senso i comportamenti “social” della donna, la quale, ad esempio, aveva pubblicato su Facebook due fotografie, una della figlia e una di loro due insieme, in un locale notturno con abiti succinti. Si tratta di atteggiamenti, si legge nel provvedimento, inadeguati, sia per la figlia sedicenne, data la giovane età, che per la madre ultraquarantenne per il motivo opposto.
A questo si aggiunge il fatto che a giudizio appena introdotto nel marzo/aprile 2014, la signora aveva avuto una relazione adulterina, o aveva lasciato intendere di averla, dal momento che si registra la presenza di numerosi commenti maliziosi e allusivi pubblicati dalla donna sul profilo Facebook del presunto amante.
Il tutto è di gusto quantomeno discutibile, precisano i giudici, se si pensa che anche la figlia avrebbe potuto venirne a conoscenza. In generale, concludono i giudici, la signora non si presentava al mondo come una moglie vessata e sofferente, ma come una donna libera e molto disinibita.
Il Tribunale accoglie la domanda di addebito, ritenendo che la donna abbia incrinato il rapporto di fiducia con il marito, sia per il suo comportamento, sia per l’esempio fornito alla figlia, vista quasi come compagna di avventure. Il Collegio ritiene quindi che sia stata la condotta della moglie a determinare l’ irreversibile crisi del rapporto coniugale.