Corte di Cassazione, sentenza n. 10661 del 07.03.2013
La Corte di Cassazione con la sentenza in esame ha precisato che l’accesso al gratuito patrocinio può decadere una volta che migliori la situazione patrimoniale dell’imputato. In questo caso la revoca non potrà riguardare però l’attività difensiva svolta nel periodo in cui le condizioni economiche erano compatibili con il beneficio ma avrà efficacia solo dal momento della cessazione di tali condizioni.
Corte di Cassazione, Sezioni Unite, sentenza n. 21853 del 05.12.2012
La Corte di Cassazione con la sentenza in esame ha precisato che “In materia di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente è legittimo demandare all’organo preposto all’esecuzione del provvedimento l’individuazione dei beni da sequestrare, senza che occorra ulteriore provvedimento del giudice all’atto di individuazione dei singoli beni”.
Per i giudici, infatti, “lo strumento della cautela mediante sequestro a garanzia di una prevedibile (secondo le uniformi indicazioni del fumus boni iuris e del periculum in mora) esposizione debitoria non fisiologicamente risolubile prescinde, anche nel processo civile, dall’individuazione dei singoli beni da vincolare a garanzia, occorrendo esclusivamente indicare l’ammontare pecuniario da garantire”.
Corte di Cassazione, sentenza n. 21725 del 04.12.2012
La Corte di Cassazione con la sentenza in esame ha precisato che non è risarcibile il presunto “danno al riposo” e al “benessere” avanzato da un avvocato che si doleva del fatto di aver dovuto lavorare per anni in una situazione di grave carenza organizzativa della giustizia a causa dei sistematici disservizi degli uffici di cancelleria e degli ufficiali giudiziari che lo avevano costretto a lavorare in condizioni di estremo disagio, sacrificando una “incalcolabile quantità di tempo, anche nei giorni festivi, per lo svolgimento di adempimenti che altri avrebbero dovuto compiere qualora vi fosse stato un normale funzionamento degli uffici”. Nulla da recriminare secondo la Corte di cassazione, sentenza 21725/2012, che ha respinto il ricorso del legale che aveva chiesto 458mla euro di danni al ministero della Giustizia.
Per la Suprema corte, che conferma la sentenza della Corte di Appello di Milano, l’avvocato essendo un libero professionista “può ben scegliere e decidere la quantità di impegni che è in grado di gestire in modo ragionevole”, insomma egli “può dosare … il giusto equilibrio tra lavoro e tempo libero”. E, dunque, ha poco pregio la doglianza del ricorrente secondo cui egli avrebbe perso un’ora e mezza al giorno. Tutto al più: “Gli esborsi che sarà chiamato a sostenere, anche in termini di sacrificio del proprio tempo libero, saranno posti, entro i limiti consentiti dalle tabelle professionali, a carico dei clienti che abbiano chiesto di avvalersi della sua opera”.