Addebito della separazione: sufficiente un episodio di violenza

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Il caso

Una donna lamentava nel ricorso di essere stata costretta a lasciare la casa coniugale a causa di gravi episodi di violenza e maltrattamenti posti in essere dall’ex marito.

In un particolare episodio del 2007 l’uomo, dopo aver scoperto di essere stato tradito, l’aveva chiusa a chiave in camera “per oltre quattro ore, presa a calci, pugni e schiaffi, causandole gravi lesioni (agli avambracci destro e sinistro) e vistose ecchimosi (sotto gli occhi e sulle gambe)”.

La signora chiedeva che l’addebito della separazione venisse attribuito all’ex marito giacché i maltrattamenti sarebbero “proseguiti con cadenza quasi settimanale, per lo più verbalmente (insulti), comunque attraverso continuative aggressioni psicologiche, in alcuni casi sfociate ancora in violenze fisiche (tirate di capelli, lancio di oggetti, spinte)”.

L’uomo non contestava “il fatto di aver avuto una reazione violenta nei confronti della moglie quel giorno del 2007” e dichiarava che tale reazione era stata “a suo dire scatenata dallo stato di rabbia e umiliazione conseguito alla confessione di un tradimento”. 

Il convenuto contestava invece “il fatto di aver tenuto nel prosieguo del matrimonio comportamenti dispotici o maltrattanti”.

Il Tribunale di La Spezia dopo aver udito le varie testimonianze accoglieva il ricorso della donna ritenendo che quell’episodio di violenza era sufficiente per addebitare la separazione all’ex marito.

Dopo quel fatto infatti “il rapporto matrimoniale, al di là delle apparenze (nei rapporti con le rispettive famiglie e con amici e conoscenti) non fu mai più realmente recuperato, perlomeno per un periodo di tempo sufficientemente prolungato e stabile”.

(Tribunale di La Spezia sentenza n. 179/21, del 25 marzo)