Ultimi ritocchi alla riforma delle pensioni

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Nuovi dettagli emergono in ordine alla manovra pensionistica che è ormai alla sua fase terminale. Sul fronte “Quota 100” sembra che questa godrà di un provvedimento ad hoc e i tecnici sono al lavoro per valutare le diverse opzioni che ne consentiranno l’operatività. In particolare, si attendono informazioni sul funzionamento delle c.d. “finestre”.

A partire dal prossimo anno 2019, sarà possibile accedere alla pensione anticipata con almeno 62 anni di età e un’anzianità contributiva di minimo 38 anni. Tuttavia, saranno, previste delle “finestre” per l’uscita se i requisiti si matureranno da gennaio 2019 in poi. Nella sua versione più aggiornata, il pacchetto pensioni prevede, infatti, quattro finestre trimestrali destinate all’uscita dei lavoratori privati e due sole finestre semestrali per i dipendenti pubblici, mentre si passa a una finestra annuale (12 mesi) per il personale della scuola. I primi, iscritti all’Inps che maturano i requisiti entro dicembre di quest’anno, potrebbero andare in pensione a partire da aprile 2019, mentre chi li matura a partire dal 2019, andrà in pensione trascorsi tre mesi dalla data di maturazione dei requisiti.

I secondi che maturano i requisiti previsti da “Quota 100” entro il 31 dicembre, avranno l’assegno pensionistico dall’I luglio; invece, se i requisiti saranno maturati successivamente, il diritto alla decorrenza dell’assegno si avrà dopo 6 mesi.

Per chi non raggiunge “Quota 100” rimane la possibilità di accedere alla pensione di vecchiaia o a quella anticipata: per la prima, l’età aumenta di cinque mesi rispetto a quanto previsto attualmente, per cui dal 2019 sarà necessario avere 67 anni (e un minimo contributivo di 20 anni); per la seconda, la domanda si potrà proporre al raggiungimento di 42 anni e 10 mesi di contributi (un anno in meno per le donne), a prescindere dall’età. In questo caso, i requisiti rimarranno fermi anche l’anno prossimo e quelli successivi. Dovrebbe, infatti, operare il “blocco” (niente aumento di cinque mesi previsto) e l’adeguamento alla speranza di vita si avrà solo nel 2023.

Infine, il pacchetto pensioni prevede il divieto di cumulo tra pensione e reddito da lavoro sopra i 5.000 euro annui per i primi due anni.

È bene precisare che si tratta ancora di soluzioni possibili e presenti in bozze, nulla di conclusivo. Nelle prossime ore si attendono notizie definitive.