DEF: accordo raggiunto

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Nella serata di giovedì, il Consiglio dei Ministri ha approvato la Nota di aggiornamento al DEF (Documento di economia e finanza) 2018 stabilendo il deficit nel 2019 al 2,4% (e per i successivi 2 anni) del Pil, smuovendo così 27 miliardi per la Manovra 2019. Savona è ottimista al riguardo e sostiene : “sono certo che il mercato valuterà in positivo le scelte fatte riconoscendo al governo il beneficio della razionalità che alimenta la speranza del mantenimento di una stabilità politica non meno preziosa della stabilità di bilancio”.
Quali i punti principali dell’accordo:
• cancellazione degli aumenti dell’Iva previsti per il 2019;
• introduzione del reddito di cittadinanza, con la contestuale riforma e il potenziamento dei Centri per l’impiego (investimento totale pari a circa 10 miliardi);
• introduzione della pensione di cittadinanza, con una soglia di 780,00 euro per le pensioni minime;
• introduzione di modalità di pensionamento anticipato per favorire l’assunzione di lavoratori giovani (superamento della legge Fornero);
• prima fase dell’introduzione della flat tax tramite l’innalzamento delle soglie minime per il regime semplificato di imposizione su piccole imprese, professionisti e artigiani: prevista l’aliquota al 15% per un milione di partire Iva (per quanto riguarda l’Irpef negli anni successivi il documento specifica che “si passerà inizialmente dalle attuali 5 aliquote a 3 e quindi a due a partire dal 2021”);
• taglio dell’imposta sugli utili d’impresa (Ires) per le aziende che reinvestono i profitti e assumono lavoratori aggiuntivi;
• rilancio degli investimenti pubblici attraverso l’incremento delle risorse finanziarie, il rafforzamento delle capacità tecniche delle amministrazioni centrali e locali nella fase di progettazione e valutazione dei progetti, nonché una maggiore efficienza dei processi decisionali a tutti i livelli della pubblica amministrazione, delle modifiche al Codice degli appalti e la standardizzazione dei contratti di partenariato pubblico-privato;
• pace fiscale: accordo per la chiusura delle cartelle di Equitalia (soglia possibile a 100.000 euro);
• politiche di rilancio dei settori chiave dell’economia, in primis il manifatturiero avanzato, le infrastrutture e le costruzioni;
• stanziamento di risorse per il ristoro dei risparmiatori danneggiati dalle crisi bancarie, con un fondo di 1,5 miliardi di euro.