Il Comune non risarcisce se il messo di conciliazione intasca i soldi delle procedure esecutive

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Corte di Cassazione, sentenza n. 23429 del 16.10.2013

La Corte di Cassazione con la sentenza in esame ha precisato che la promessa non mantenuta fatta dal segretario regionale di un partito di candidare un iscritto alle prossime elezioni non dà diritto al risarcimento danni per le spese sostenute dall’aspirante politico.
Per la “il rapporto dedotto in giudizio non ha contenuto patrimoniale, quindi non costituisce fonte di obbligazioni ed è sostanzialmente incoercibile sul piano giuridico, così come sarebbe stato incoercibile l’impegno corrispettivo dello S. verso l’Udeur”. Pertanto il rapporto poteva costituire fonte, tutt’al più, di obbligazioni naturali. Non solo, a norma dello statuto, il segretario non aveva il potere di impegnare il partito.
Ed ancora “non ogni aspettativa disattesa dà luogo a diritti risarcitori, bensì solo le promesse che siano oggettivamente idonee – per le modalità con cui sono formulate, per i soggetti da cui provengono e per ogni altra circostanza rilevante – a giustificare il legittimo affidamento del promissario ed il fatto che egli si sia indotto ad affrontare peculiari oneri e spese in vista del loro adempimento”

Corte di Cassazione, sentenza n. 22752 del 04.10.2013

La Corte di Cassazione con la sentenza in esame ha precisato che ci deve essere del personale scolastico a vigilare sugli allievi che, prima dell’inizio dell’orario delle lezioni, attendono il suono della campanella nel cortile esterno di pertinenza della scuola. Gli alunni non possono essere lasciati soli.
“In ipotesi di danno come questo, cagionato dall’alunno a sé medesimo (autolesioni), l’accoglimento della domanda di iscrizione, con la conseguente ammissione dell’allievo a scuola – scrive la Suprema Corte – determina l’instaurazione di un vincolo negoziale dal quale sorge a carico della scuola l’obbligazione di vigilare sulla sicurezza e l’incolumità dell’allievo per il tempo in cui questi fruisce della prestazione scolastica, in tutte le sue espressioni”.

Corte di Cassazione, sentenza n. 19790 del 28.08.2013

La Corte di Cassazione con la sentenza in esame ha precisato che paga i danni la banca che divulga all’interno di un procedimento giurisdizionale i dati personali del giudice di primo grado al fine di screditare una sentenza da lui emessa contro l’istituto di credito.
La banca infatti aveva riferito i termini della controversia precedentemente avuta con il giudice suddetto, rivelando circostante inerenti la sua vita privata, conosciute per ragioni professionali, senza il consenso dell’interessato, così violando il Dlgs 196/2003.
La Cassazione ha dunque condiviso la ricostruzione del giudice di merito secondo cui “le informazioni erano state strumentalmente utilizzate allo scopo deliberato di censurare la sentenza impugnata non attraverso argomentazioni tecnico – giuridiche, ma screditando il giudice che l’aveva pronunciata”.

Corte di Cassazione, sentenza n. 14865 del 13.06.2013

La Corte di Cassazione con la sentenza in esame ha precisato che sussiste la responsabilità contrattuale del notaio che sulla base di una clausola contrattuale sottoscritta dal solo acquirente si reputi esonerato dall’effettuare le visure ipotecarie per un immobile successivamente rivelatosi gravato da pesi.

Corte di Cassazione, sentenza n. 9770 del 23.04.2013

La Corte di Cassazione con la sentenza in esame ha precisato che il danno biologico (cioè la lesione della salute), quello morale (cioè la sofferenza interiore) e quello dinamico-relazionale (altrimenti definibile ‘esistenziale’, e consistente nel peggioramento delle condizioni di vita quotidiane, risarcibile nel caso in cui l’illecito abbia violato diritti fondamentali della persona) costituiscono pregiudizi non patrimoniali ontologicamente diversi e tutti risarcibili.

Corte di Cassazione, sentenza n. 3290 del 12.02.2013

La Corte di Cassazione con la sentenza in esame ha precisato che non spetta il risarcimento del danno esistenziale a chi dopo aver subito un incidente stradale asserisca di non aver potuto lavorare in Polizia perché le menomazioni non lo rendevano più idoneo al servizio. L’eventuale ristoro costituirebbe una duplicazione del danno biologico già riparato.

Va risarcita la perdita delle cure domestiche

La Corte di Cassazione con la sentenza in esame ha precisato che: “in caso di morte di una casalinga i congiunti conviventi hanno diritto al risarcimento del danno subito per la perdita delle prestazioni attinenti alla cura e assistenza dalla stessa fornita”. Attività che sia pure non produttive di reddito, ammette la Corte, sono comunque economicamente valutabili “facendo riferimento al triplo della pensione sociale o ponendo riguardo al reddito di una collaboratrice familiare”.
Non solo, la Suprema corte chiarisce anche che il risarcimento spetta anche se la vittima aveva la Colf o altri “aiuti domestici”. Infatti, “I suoi compiti – precisa la sentenza – risultano di maggiore ampiezza, intensità e responsabilità rispetto a quelli espletati da un prestatore d’opera dipendente”.

Corte di Cassazione, sentenza n. 14681 del 28.08.2012

La Corte di Cassazione con la sentenza in esame ha precisato che se l’impresa designata dal fondo di garanzia per le vittime della strada non ha azione di rivalsa nei confronti del proprietario dell’auto responsabile del sinistro se l’auto, senza copertura assicurativa, gli era stata rubata.
Infatti, se la sentenza esclude la responsabilità del proprietario del veicolo ai sensi dell’articolo 2054, terzo comma, codice civile, perché è provato che la circolazione del veicolo è avvenuta contro la sua volontà, non può essere accolta l’azione di regresso nei suoi confronti che si basa sulla presunzione della sua responsabilità, secondo quanto prevista appunto dall’articolo 2054.
Per la Suprema corte “nel sistema della legge sull’assicurazione obbligatoria della responsabilità civile dei veicoli (o natanti) a motore, l’obbligazione del Fondo di garanzia, avente natura risarcitoria e non indennitaria, è sostitutiva di quella dei responsabili del danno di cui alle lettere a) e b) dell’articolo 19 (legge 990/1969) e perciò l’azione di regresso dell’assicuratore e quella di rivalsa dell’impresa designata sono correlate all’astratta configurabilità e al concreto accertamento della responsabilità per il sinistro stradale che il convenuto in regresso o rivalsa può contestare formulando le medesime eccezioni opponibili al danneggiato”.

Corte di Cassazione, sentenza n. 13217 del 26.07.2012

La Corte di Cassazione con la sentenza in esame ha precisato che non sempre ha diritto al risarcimento del danno la paziente che, dopo l’intervento di legatura delle tube per scopo anticoncezionale, rimane incinta.

Corte di Cassazione, sentenza n. 10220 del 20.06.2012

La Corte di Cassazione con la sentenza in esame ha precisato che non spetta il risarcimento per l’automobilista che non rispettando il limite di velocità finisce in una grossa buca provocando dei danni al suo stesso veicolo. La velocità, infatti, “deve essere in ogni caso adeguata allo stato dei, luoghi anche prescindendo dalle specifiche indicazioni stradali”. Lo ha chiarito la Corte respingendo il ricorso proposto dal conducente contro il diniego di ristoro dei danni da parte dell’Anas deciso dalla Corte di appello di Roma.
Secondo il giudizio della Corte territoriale, condiviso dagli ermellini, l’incidente deve essere ascritto ala responsabilità esclusiva dell’automobilista che procedeva a velocità eccessiva rispetto allo stato dei luoghi. In tal modo realizzando “una condotta imprudente”.

Tribunale di Roma, sentenza n. 4929 del 05.03.2012

Il Tribunale di Roma, con la sentenza in esame ha precisato che i disabili hannodiritto ad adire il tribunale per ottenere la rimozione da parte del comune di residenza delle barriere architettoniche che ne impediscono la libera circolazione – in questo caso l’accesso agli autobus da parte di un malato di Sla – e il diritto al risarcimento del danno patrimoniale e non.

Corte di Cassazione, sentenza n. 3951 del 13.03.2012

La Corte di Cassazione con la sentenza in esame ha precisato che il comune è sempre responsabile della sicurezza in occasione di eventi culturali che si svolgono in piazza: nel caso di crollo di un palco per concerti e del ferimento di qualcuno tra gli spettatori, il giudice deve accertare se l’amministrazione comunale ha osservato tutte le norme.

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Corte di cassazione, sentenza n. 19944 del 29.09.2011

La Corte di Cassazione con la sentenza in esame ha precisato che il Comune non è tenuto a risarcire il danno provocato da un dipendente comunale che, svolgendo le funzioni di messo di conciliazione, si appropria del denaro relativo a procedure esecutive instaurate dal Ministero delle Finanze. Lo ha affermato la prima sezione civile della Cassazione secondo la quale l’ente locale, in questa circostanza, è del tutto estraneo all’operato del messo di conciliazione in quanto quest’ultimo, per questo tipo di attività, è soggetto alle direttive di organizzazione e sorveglianza dell’amministrazione giudiziaria e non dell’ente locale.