Tirare i capelli è reato

Due donne, un ex fidanzato oggetto della contesa, e una lite furibonda in un bar hanno dato vita alla causa, che è giunta sino in Cassazione, per lesioni personali.

La Corte conferma la condanna di una donna che aveva provocato nella vittima lesioni al cuoio capelluto a causa di una violenta tirata di capelli. La multa di 400 euro nei confronti dell’autrice è stata confermata nella sentenza n. 44375/2017.

L’assalitrice, dopo essere stata condannata dal Giudice di Pace al pagamento di una multa per il reato di cui all’art. 582, comma 2, c.p., ricorre in Cassazione. Tentativo vano per la condannata, dal momento che la decisione, secondo gli Ermellini, senza incorrere in vizi, ha infatti compiutamente dato conto degli elementi di responsabilità a carico dell’imputata. Questi si evincono dalle dichiarazioni della persona offesa, suffragate da quelle dell’uomo presente, e confortate dal referto medico in atti, attestante una contusione del cuoio capelluto della persona offesa. Non assumono rilevanza le dichiarazioni del testimone, portatore di interessi in conflitto, volte a costituire un elemento di sovversione delle dichiarazioni della persona offesa: per il Collegio, gli elementi di responsabilità a carico della donna sono univoci e convergenti già a partire dalle dichiarazioni della persona offesa, concordanti con la prova documentale, ossia con il referto medico in atti attestante le lesioni. Come affermato più volte dalla stessa Cassazione, infatti, le asserzioni della parte offesa possono essere legittimamente poste da sole a base dell’affermazione di penale responsabilità dell’imputato, previa verifica, corredata da idonea motivazione, della loro credibilità oggettiva e dell’attendibilità intrinseca dei fatti.

La ricorrente non può richiamare la scriminante della legittima difesa, poiché la sentenza impugnata ha ricostruito i fatti anche attraverso le statuizioni di altri testimoni: questi hanno riferito infatti di un’azione sviluppatasi su iniziativa dell’imputata stessa, la quale avrebbe fatto irruzione nel bar dell’ospedale iniziando a discutere con il suo ex e poi aggredendo l’altra donna. Il ricorso deve essere pertanto rigettato e la condanna confermata.