Copyright: il Parlamento Ue approva la nuova direttiva

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Il Parlamento europeo ha approvato la nuova direttiva sul copyright , destinata a sostituirsi alle regole della direttiva del 2001, ormai obsolete. Si analizzano di seguito le novità principali. 

Le piattaforme come Google, Facebook, Youtube dovranno concordare con editori e titolari dei contenuti raccolti e distribuiti un compenso sui materiali riutilizzati. Ne deriva che le piattaforme potranno anche aggregare titoli e didascalie senza nulla dovere, ma dovranno rimandare al sito “proprietario”. Gli editori potrebbero però anche decidere di non mettere a disposizione i propri contenuti (neanche dietro compenso) e, in questo caso, le piattaforme dovranno vigilare (come, per altro, fa già Youtube con i video) che non ci sia un copyright e, quindi, eventualmente segnalare o bloccarne la diffusione.

Inoltre, secondo la nuova direttiva le piattaforme dovranno ottenere un accordo di licenza per distribuire contenuti coperti da copyright e nel caso in cui questi non venissero raggiunti, la responsabilità insorgerà solo ove non abbiano compiuto tutti gli sforzi per non pubblicare contenuti non autorizzati o per rimuoverli dietro segnalazione specifica. Invece, meme, gif e quote sono esclusi dalle regole restrittive (non vige dunque un generale obbligo di monitoraggio).

Poi, la direttiva introduce norme per la facilitazione delle licenze per la diffusione dei contenuti on demand su piattaforme tipo Netflix. La direttiva si collega a quella specifica per le produzioni audiovisive che stabilisce la percentuale obbligatoria del 20% delle produzioni europee. Dalle norme sono escluse WIKIPEDIA, la quale tuttavia si è schierata sulla posizione delle piattaforme, e le piattaforme di sviluppo open source.

A ciò si aggiunge che gli Stati membri dovranno assicurarsi che gli autori e i creativi ricevano una percentuale adeguata dai diritti ancillari recuperati dagli editori.

Per la fine dell’iter legislativo occorrerà attendere anche il Consiglio europeo. Successivamente si tratterà di recepire la direttiva e di trovare gli accordi economici tra piattaforme ed editori per tutelare i contenuti on line. 

Alla luce di quanto predetto, appare evidente che il voto affermativo del Parlamento di Strasburgo è da considerarsi una vittoria per l’editoria europea e per i professionisti (giornalisti, fotografi, videomaker), una sconfitta, invece, per le grandi piattaforme (Facebook e Google e per Wikipedia che le ha sostenute).