Il tribunale di Modena con la sentenza n. 2259 del 2017 ha accolto, per la prima volta, il ricorso congiunto per lo scioglimento del matrimonio di una coppia che ha aderito al progetto Anthea: si tratta di un sistema che intende aiutare – tramite l’app. “senza conflitti” – i genitori separati e divorziati a gestire tutti gli aspetti che riguardano i figli.
Nello specifico, il progetto Anthea, presentato in Parlamento alla commissione bicamerale per l’infanzia, consiste in un’applicazione per smartphone e tablet che fornisce ai genitori una serie di servizi e permette loro di scambiarsi informazioni e accordi, i quali potranno essere anche scaricati e prodotti in giudizio. Per ogni evento (ad esempio “accompagnare il bambino in piscina”) ci potranno essere feedback di gradimento o di non adesione. Anche l’ingiustificato non utilizzo di tale strumento potrà essere oggetto di valutazione da parte del giudice nel caso di successivi conflitti. Il giudice potrà inoltre valutare in tempo reale il comportamento delle parti.
Nel caso di Modena, il giudice ha sciolto il matrimonio recependo le condizioni concordate dai genitori di adesione al progetto Anthea, prospettate «nell’interesse della prole» e «non contrarie alla legge». I due si sono impegnati ad utilizzare l’applicazione in modo esclusivo per qualsiasi comunicazione che possa riguardare i figli e ben consapevoli che tutte le notizie che «intercorreranno tra essi potranno essere oggetto di produzione documentale rappresentando prova ineludibile ed incontestabile dalle parti». Si legge ancora che il mancato impiego dell’applicazione, «non potrà essere oggetto di giustificazione alcuna e potrà essere liberamente valutato dal magistrato in caso di decisioni che derivino da atti e procedimenti attivati a seguito di insorta conflittualità tra i genitori successivamente».
È evidente che il fine consiste nel tutelare in primis gli interessi dei minori e in secundis consentire ai coniugi una gestione pacifica dei rapporti, lontano dalle aule del tribunale.