Furto aggravato: uomo condannato per aver rubato una bicicletta del bike sharing

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Il caso

Un uomo si impossessava illegalmente di una delle biciclette appartenenti ad una società di bike sharing.

La Corte d’Appello di Milano confermando la sentenza del Tribunale di Monza condannava l’uomo alla pena di un anno di reclusione e al pagamento di 200 euro di multa per essersi reso responsabile del reato di furto aggravato.

Avverso tale decisione proponeva ricorso presso la Suprema Corte l’uomo lamentando tra gli altri motivi vizio di motivazione e violazione di legge.

In particolare, relativamente alla circostanza aggravante di cui all’art. 625 c.p. n.7, la difesa affermava che «la bicicletta era aperta o comunque non ben agganciata ai supporti e che, non potendo qualificarsi come radicata l’abitudine del ciclista di lasciare la bicicletta sulla pubblica via senza assicurarla mediante chiave di chiusura o catena antifurto, difetterebbe il presupposto applicativo dell’aggravante».

Tale motivo di ricorso risulta infondato: l’ aggravante sussiste, “in termini di esposizione per necessità alla pubblica fede, in caso di furto di una bicicletta parcheggiata sulla pubblica via dal proprietario per una sosta temporanea”, sosta “motivata dalla necessità di utilizzare il velocipede per atti della vita quotidiana, come fare la spesa, recarsi a svolgere alcune commissioni, e simili”.

Nella vicenda di specie i giudici di secondo grado hanno correttamente sottolineato che la bicicletta era stata momentaneamente collocata nell’apposita rastrelliera a disposizione di ulteriori possibili utilizzatori e che, non risultando alcun tipo di danneggiamento, “la sottrazione dovesse ritenersi avvenuta nel breve arco di tempo che intercorre tra il termine del noleggio e l’attivazione del sistema di blocco”. 

Con la sentenza n. 36547/21 dell’8 ottobre la Corte di Cassazione rigetta il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali.