Ricorso contro concorsi pubblici: come impugnare la graduatoria finale?

  • Categoria dell'articolo:Diritto Amministrativo
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In materia di concorsi pubblici per aziende ospedaliere, si segnala l’intervento dell’Avvocato Luigi Parenti, il quale ha depositato due ricorsi – il primo per conto di venticinque operatori sociosanitari e il secondo per conto di circa cinquanta infermieri – aventi ad oggetto alcune irregolarità che sarebbero state compiute dalle commissioni di gara nella fase di svolgimento del concorso e nella correzione degli elaborati.

Nel caso di specie si lamenta l’erronea attribuzione di punteggi ai candidati oltre alla violazione del principio di segretezza della prova, del principio dell’anonimato, di trasparenza e di par condicio dei concorrenti (per saperne di più si veda l’articolo allegato).

Accanto al caso di specie, più in generale chi partecipa ad un concorso pubblico e rileva vizi di legittimità e procedurali può presentare ricorso e impugnare la graduatoria finale. A seconda del vizio per cui si intende procedere bisogna rivolgersi ad un giudice differente ed il D.Lgs. 165/2001, indica gli ambiti di competenza:

  • tribunale amministrativo per le procedure concorsuali che si sviluppano fino all’approvazione della graduatoria definitiva;
  • tribunale ordinario che ha la competenza per tutte le fasi che seguono la pubblicazione della graduatoria definitiva, ovvero tutte quelle che riguardano l’assunzione al lavoro e le varie fasi del rapporto.

La graduatoria finale quindi può essere annullata o dall’Amministrazione in seguito all’accertamento di legittimità, oppure dalla decisione della giurisdizione amministrativa.

Nel dettaglio, una volta completate tutte le prove concorsuali – compresa la valutazione dei titoli, ove prevista – spetta alla commissione esaminatrice stilare una graduatoria finale indicando i candidati vincitori e gli idonei non vincitori. I primi sono quelli che hanno ottenuto un punteggio tale da rientrare nelle prime posizioni utili della graduatoria e che quindi hanno diritto all’assunzione; i secondi, invece – pur avendo superato tutte le prove – non rientrano nella disponibilità di posti. Quest’ultimi per essere assunti dovranno sperare nell’aumento dei posti e in un nuovo scorrimento della graduatoria.

La graduatoria finale è provvisoria fino a quando questa non ottenga il via libera da parte dell’Amministrazione. Spetta infatti a quest’ultima procedere con un mero riscontro di legittimità accertando la regolarità formale e sostanziale delle operazioni concorsuali.

Nel caso in cui l’Amministrazione si dovesse rendere conto di un errore nella procedura si limita a segnalarlo alla Commissione e sarà questa, poi, a doversi attivare per ripetere l’operazione contestate così da eliminare qualsiasi vizio di legittimità.

Se invece l’amministrazione non rileverà errori darà il via libera alla graduatoria, la quale sarà pubblicata sia sull’albo dell’Ente – o sul bollettino del Ministero – al quale si riferisce il concorso, che sulla Gazzetta Ufficiale. A questo punto si procederà ad un nuovo accertamento sui candidati vincitori del concorso, per verificare che questi soddisfino effettivamente i requisiti previsti dal bando. Solo allora i vincitori potranno sottoscrivere il contratto con la Pubblica Amministrazione ed essere immessi in servizio.

Se il candidato escluso dalla graduatoria ha il fondato sospetto di essere stato leso da un concorso irregolare, può impugnare il provvedimento con ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale. Si tratta del giudice competente tutte le volte in cui una delle due parti è una pubblica amministrazione e il cittadino interviene in una posizione di “subordinazione”. Difatti, quando si parla di assegnazione di posti tramite concorsi, il diritto non tutela l’interesse del candidato, ma quello della collettività (ossia l’interesse pubblico) alla selezione del soggetto più idoneo. Dunque, il candidato non vanta un diritto soggettivo, ma un diritto “affievolito” che si denomina “interesse legittimo“.

Ne deriva che, può impugnare il concorso illegittimo solo chi è stato escluso o ha avuto una posizione in graduatoria inferiore a quella sperata. Il ricorso contro un concorso illegittimo deve essere proposto entro 60 giorni dalla comunicazione del provvedimento che si intende impugnare. Entro tali 60 giorni, il ricorso deve essere poi notificato all’ente pubblico che ha bandito il concorso che agli altri candidati che sarebbero danneggiati qualora il ricorso venisse accolto dal TAR (c.d. controinteressato). La mancata notifica del ricorso entro tale termine non consente di contestare più in futuro il concorso.

Rilevata la delicatezza della materia e la necessità di tutelare i propri interessi in sede giudiziale, è imprescindibile farsi assistere da un legale qualificato.